Parrocchia San Nicola

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giovedì 13 giugno 2013

Udienza generale di Papa Francesco 12 Giugno 2013

Cari fratelli e sorelle, buon giorno!
Oggi vorrei soffermarmi brevemente su un altro dei termini con cui il Concilio Vaticano II ha definito la Chiesa, quello di "Popolo di Dio" (cfr Cost. dogm. Lumen gentium, 9; Catechismo della Chiesa Cattolica, 782). E lo faccio con alcune domande, sulle quali ognuno potrà riflettere.
1. Che cosa vuol dire essere "Popolo di Dio"? Anzitutto vuol dire che Dio non appartiene in modo proprio ad alcun popolo; perché è Lui che ci chiama, ci convoca, ci invita a fare parte del suo popolo, e questo invito è rivolto a tutti, senza distinzione, perché la misericordia di Dio «vuole la salvezza per tutti» (1Tm2,4). Gesù non dice agli Apostoli e a noi di formare un gruppo esclusivo, un gruppo di elite. Gesù dice: andate e fate discepoli tutti i popoli (cfr Mt 28,19). San Paolo afferma che nel popolo di Dio, nella Chiesa, «non c’è più giudeo né greco… poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28). Vorrei dire anche a chi si sente lontano da Dio e dalla Chiesa, a chi è timoroso o indifferente, a chi pensa di non poter più cambiare: il Signore chiama anche te a far parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore! Lui ci invita a far parte di questo popolo, popolo di Dio.
2. Come si diventa membri di questo popolo? Non è attraverso la nascita fisica, ma attraverso una nuova nascita. Nel Vangelo, Gesù dice a Nicodemo che bisogna nascere dall’alto, dall’acqua e dallo Spirito per entrare nel Regno di Dio (cfr Gv 3,3-5). E’ attraverso il Battesimo che noi siamo introdotti in questo popolo, attraverso la fede in Cristo, dono di Dio che deve essere alimentato e fatto crescere in tutta la nostra vita. Chiediamoci: come faccio crescere la fede che ho ricevuto nel mio Battesimo? Come faccio crescere questa fede che io ho ricevuto e che il popolo di Dio possiede?
3. L’altra domanda. Qual è la legge del Popolo di Dio? E’ la legge dell’amore, amore a Dio e amore al prossimo secondo il comandamento nuovo che ci ha lasciato il Signore (cfr Gv 13,34). Un amore, però, che non è sterile sentimentalismo o qualcosa di vago, ma che è il riconoscere Dio come unico Signore della vita e, allo stesso tempo, l’accogliere l’altro come vero fratello, superando divisioni, rivalità, incomprensioni, egoismi; le due cose vanno insieme. Quanto cammino dobbiamo ancora fare per vivere in concreto questa nuova legge, quella dello Spirito Santo che agisce in noi, quella della carità, dell’amore! Quando noi guardiamo sui giornali o alla televisione tante guerre fra cristiani, ma come può capitare questo? Dentro il popolo di Dio, quante guerre! Nei quartieri, nei posti di lavoro, quante guerre per invidia, gelosie! Anche nella stessa famiglia, quante guerre interne! Noi dobbiamo chiedere al Signore che ci faccia capire bene questa legge dell'amore. Quanto è bello amarci gli uni con gli altri come fratelli veri. Quanto è bello! Facciamo una cosa oggi. Forse tutti abbiamo simpatie e non simpatie; forse tanti di noi sono un po' arrabbiati con qualcuno; allora diciamo al Signore: Signore io sono arrabbiato con questo o con questa; io ti prego per lui e per lei. Pregare per coloro con i quali siamo arrabbiati è un bel passo in questa legge dell'amore. Lo facciamo? Facciamolo oggi!

4. Che missione ha questo popolo? Quella di portare nel mondo la speranza e la salvezza di Dio: essere segno dell’amore di Dio che chiama tutti all’amicizia con Lui; essere lievito che fa fermentare tutta la pasta, sale che dà il sapore e che preserva dalla corruzione, essere una luce che illumina. Attorno a noi, basta aprire un giornale, - l'ho detto - vediamo che la presenza del male c’è, il Diavolo agisce. Ma vorrei dire a voce alta: Dio è più forte! Voi credete questo: che Dio è più forte? Ma lo diciamo insieme, lo diciamo insieme tutti: Dio è più forte! E sapete perché è più forte? Perché Lui è il Signore, l'unico Signore. E vorrei aggiungere che la realtà a volte buia, segnata dal male, può cambiare, se noi per primi vi portiamo la luce del Vangelo soprattutto con la nostra vita. Se in uno stadio, pensiamo qui a Roma all’Olimpico, o a quello di San Lorenzo a Buenos Aires, in una notte buia, una persona accende una luce, si intravvede appena, ma se gli oltre settantamila spettatori accendono ciascuno la propria luce, lo stadio si illumina. Facciamo che la nostra vita sia una luce di Cristo; insieme porteremo la luce del Vangelo all’intera realtà.
5 Qual è il fine di questo popolo? Il fine è il Regno di Dio, iniziato sulla terra da Dio stesso e che deve essere ampliato fino al compimento, quando comparirà Cristo, vita nostra (cfr Lumen gentium, 9). Il fine allora è la comunione piena con il Signore, la familiarità con il Signore, entrare nella sua stessa vita divina, dove vivremo la gioia del suo amore senza misura, una gioia piena.
Cari fratelli e sorelle, essere Chiesa, essere Popolo di Dio, secondo il grande disegno di amore del Padre, vuol dire essere il fermento di Dio in questa nostra umanità, vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso è smarrito, bisognoso di avere risposte che incoraggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino. La Chiesa sia luogo della misericordia e della speranza di Dio, dove ognuno possa sentirsi accolto, amato, perdonato, incoraggiato a vivere secondo la vita buona del Vangelo. E per far sentire l’altro accolto, amato, perdonato, incoraggiato la Chiesa deve essere con le porte aperte, perché tutti possano entrare. E noi dobbiamo uscire da quelle porte e annunciare il Vangelo.


Saluti ai pellegrini:

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare il Comitato Internazionale della Società di San Vincenzo de’ Paoli, che ricorda il secondo centenario della nascita di Federico Ozanam. Cari fratelli e sorelle, Dio è più forte del male. In un mondo talvolta difficile, siate portatori della speranza e dell’amore di Dio. Nella Chiesa, ciascuno si possa sentire accolto, amato e incoraggiato a vivere secondo la buona novella del Vangelo.
Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Malta, Australia, Giappone, Sud Corea, Vietnam e Stati Uniti. Il vostro soggiorno nella Città eterna vi confermi nell’amore di Cristo e della sua Chiesa. Dio vi benedica tutti!
Con gioia saluto tutti i pellegrini di lingua tedesca. È bello far parte della Chiesa, del Popolo di Dio. Essere Chiesa vuol dire partecipare al piano dell’amore di Dio, cioè essere fermento del Signore tra gli uomini e portare la Sua salvezza al mondo. Nella Chiesa sperimentiamo la misericordia Dio; in essa sentiamo di essere accolti e amati, di essere perdonati e di ricevere la forza per una vita buona secondo il Vangelo. Il Signore vi benedica tutti.
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini venuti dal Brasile e da altri Paesi di lingua portoghese. Il Signore vi chiama ad essere lievito nel mondo, trasmettendo la sua misericordia e la sua salvezza, con la testimonianza di una vita evangelica. Il Signore vi benedica tutti!
Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. L’appartenenza al Popolo di Dio richiede di essere fermento nel mondo. Portiamo pertanto ai fratelli il messaggio del Vangelo, ricordando la vicinanza di Dio, che oggi molti dimenticano. La testimonianza della vostra vita faccia nascere nei cuori degli uomini la speranza, rafforzi in essi il coraggio, risvegli lo spirito di fede. Di cuore benedico voi qui presenti e i vostri cari. 
Cari fratelli e sorelle di lingua araba, essere Chiesa vuol dire essere Popolo di Dio per annunciare e portare la salvezza di Dio in questo mondo, bisognoso di speranza. La Chiesa sia luogo della misericordia e della speranza di Dio, dove ognuno possa sentirsi accolto, amato, perdonato e incoraggiato a testimoniare il Vangelo. A tutti voi imparto la Benedizione Apostolica!
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti novelli della Diocesi di Brescia, accompagnati dai loro familiari, come pure la Comunità del Seminario di Napoli, invocando la continua assistenza del Signore, perché ciascuno possa corrispondere con fedeltà alla sua chiamata. Saluto il pellegrinaggio della Diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, guidato dall’Arcivescovo Mons. Domenico Sorrentino. Un affettuoso pensiero rivolgo ai rappresentanti della Confagricoltura di Bisceglie, ringraziandoli per il gradito dono destinato alle opere di carità del Papa. Saluto, poi, i fedeli delle Parrocchie, delle Associazioni e dei vari gruppi presenti così numerosi a questo incontro. Saluto, infine, i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli.
A tutti auguro di sperimentare la consolante presenza del Signore e di essere, nella vita di ogni giorno, strumenti del suo amore misericordioso.
Appello del Santo Padre:
Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale contro il lavoro minorile, con un riferimento particolare allo sfruttamento dei bambini nel lavoro domestico: un deprecabile fenomeno in costante aumento, specialmente nei Paesi poveri. Sono milioni i minori, per lo più bambine, vittime di questa forma nascosta di sfruttamento che comporta spesso anche abusi, maltrattamenti e discriminazioni. È una vera schiavitù questa!

Auspico vivamente che la Comunità internazionale possa avviare provvedimenti ancora più efficaci per affrontare questa autentica piaga. Tutti i bambini devono poter giocare, studiare, pregare e crescere, nelle proprie famiglie, e questo in un contesto armonico, di amore e di serenità. È un loro diritto e un nostro dovere. Tanta gente invece di farli giocare li fa schiavi: è una piaga questa. Una fanciullezza serena permette ai bambini di guardare con fiducia verso la vita e il domani. Guai a chi soffoca in loro lo slancio gioioso della speranza!

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